Ubi Erat Lupa

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Die Venezianischen Denkmäler der Sammlung Grimani

Il collezionismo veneziano di antichità fin dal Quattrocento ebbe delle caratteristiche peculiari, che provenivano dalle intense frequentazioni di Venezia con le isole del Mediterraneo orientale, la Grecia e le coste dell’Asia minore. Le ragioni erano per lo più commerciali, ma Venezia era anche il porto privilegiato per i pellegrini che da tutta Europa si recavano in Terra Santa. Questo favorì l’arrivo a Venezia non solo di spezie e di prodotti del Vicino Oriente, ma anche di marmi lavorati che servirono per la costruzione e l’ornamento di chiese e palazzi pubblici e privati. Tra i marmi importati vi erano numerose sculture greche, statue, busti, rilievi, che ebbero un immediato successo e che vennero richieste non solo dai collezionisti veneziani che diventavano sempre più numerosi, ma anche dalle corti europee che mandavano i loro funzionari in laguna alla ricerca di buoni affari sul vivace mercato antiquario.
Per queste ragioni il collezionismo veneziano si differenziò in campo europeo per la gran quantità di opere d’arte greche originali, la maggior parte di ottima qualità e di grande impatto estetico.
Tra le collezioni di antichità, si distinsero in particolare quelle dei Grimani di Santa Maria Formosa, grazie dapprima al cardinale Domenico, figlio del doge Antonio, e soprattutto al nipote Giovanni, Patriarca di Aquileia (1506-1593). Se la raccolta di Domenico era formata prevalentemente da preziosi rilievi, statue e ritratti acquistati o rinvenuti a Roma, la raccolta di Giovanni si distingueva per il gran numero di statue e rilievi greci originali, che egli volle collocare in uno straordinario spazio del suo palazzo, la Tribuna, appositamente costruita per contenere più di duecento sculture. Numerosi furono i visitatori della Tribuna che veniva considerata un gioiello, e tra loro regnanti, principi e intellettuali di fama.
Naturalmente le sculture erano apprezzate per la loro bellezza, per la qualità del marmo, per il significato iconografico che si cercava di decifrare, ma mancava ancora la conoscenza di una loro cronologia o dell’attribuzione ad un artista o ad una scuola. Infatti fu solo alla fine dell’Ottocento che Adolf Furtwängler riconobbe nel gruppo di statuette femminili, fino ad allora pressoché trascurate, degli originali greci di grande importanza per la storia dell’arte greca.
Nel 1586 Giovanni Grimani donò tutta la sua collezione, insieme a quella dello zio Domenico, alla Serenissima Repubblica di Venezia, e tutte le sculture, dopo la sua morte, vennero trasportate in un luogo prestigioso appositamente allestito per accoglierle, l’Antisala della Libreria Marciana di fronte a Palazzo Ducale e alla Basilica di San Marco.
Lo Statuario Pubblico, come venne chiamato perché era considerata di accesso libero a tutti, ebbe una lunga fortunata vita, fino alla caduta della Repubblica di Venezia (1797), quando cominciò il suo smantellamento. Dopo varie vicissitudini, negli anni Trenta del Novecento sorse il Museo Archeologico Nazionale, collocato nelle ampie sale delle Procuratorie affacciate sulla piazza San Marco, e vi trovarono degna sistemazione tutte le sculture del dono Grimani e tutte quelle che nel corso dei secoli si erano andate aggiungendo per la volontà di altri collezionisti veneziani, altrettanto innamorati della propria patria.

Lit.:
I. Favaretto, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima (Roma 1990) – dies. La collezione Grimani. Da raccolta privata a museo pubblico: un caso di mecenatismo nella Venezia del Cinquecento, in "Amici dei Musei" 26, 83/84, 2000, 120-125 – dies. Collezioni di antichità del XVIII secolo in Italia Settentrionale, Venezia e Dalmazia, in: D. Boschung/H. v.Hesberg (Hg.) Antikensammlungen des europäischen Adels im 18. Jh. als Ausdruck einer europäischen Identität, Internationales Kolloquium in Düsseldorf 1996 (Mainz 2000) 59-65 – dies. Le raccolte di antichità di Palazzo Grimani: una realtà virtuale?, in "Ut...rosae...ponerentur", Scritti di Archeologia in ricordo di Giovanna Luisa Ravagnan, "Quaderni di Archeologia del Veneto" Serie Speciale 2, 2006, 285-290 – Domus Grimani. La collezione di sculture classiche a palazzo dopo quattro secoli, a cura di Daniele Ferrara e Toto Bergamo Rossi, Marsilio (Venezia 2021).

Venezia, Maggio 2021
Irene Favaretto

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